Blog di Raimondo Schiavone ed amici.

Saranno chiusi il Porto e le strade dell’asse industriale

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Scenari da incubo per Tortolì, questa estate Porto chiuso, strade dell'area industriale bloccate con lampioni spenti.

Questa è la prospettiva che si sta presentando per la prossima estate se si continua con il cerchiobottismo imperante nella Città.
Dopo la riforma dei Consorzi Industriali la Regione Sardegna ha stabilito che soci del Consorzio ogliastrino siano la Provincia ed il Comune di Tortolì. Al Consorzio è  affidata la gestione delle aree, delle strade, della depurazione edi tante altre cose, ma chi paga? Per anni grazie a gestioni approssimative si sono fatti debiti che nessuno ha ripianato. La Provincia, unico ente che ha contribuito, ora si ritrae grazie all'ostruzionismo di qualche Dirigente zelante che non ama l'Ogliastra. Il Comune da anni si rifiuta di ripianare debiti, pur avendo avuto un ruolo centrale nella gestione dell'ente negli anni passati. La Regione fa finta di nulla e nella sua logica cialtronesca lascia il Consorzio ogliastrino al suo amaro destino. Quando prima dell'estate le strade dell'asse industriale saranno chiuse e le luci spente forse la pletora dei cerchiobottisti che in queste settimane scrivono sui giornali avranno da ripensare a quanto sono inutili.
Anche il Porto potrebbe chiudere, la nuova concessione per 14 anni alla Saipem che comprende la banchina e parte dello specchio acqueo antistante potrebbe far chiudere il Porto Turistico. Niente diportisti, niente gommoni, niente gite per le Cale. Si può spegnere l'unica luce accesa nel Porto di Arbatax. Con il Consorzio chiuso niente travel a varare ed alare imbarcazioni, cosa ne sarà del comparto della Nautica ogliastrino.
Un bilancio nefasto ma dal quale non siamo per nulla lontani, con sano realismo questi accadimenti sono dietro la porta. La Regione se ne fotte e ci può stare, hanno approvato la Zes e  la stessa non porterà alcun vantaggio all'Ogliatra ma tranquilli a Cagliari ed Olbia ne porterà tanti. Ma la cosa preoccupante è la risposta che non viene da territorio  c'è ancora chi pensa di poter prendere per i fondelli i cittadini con dichiarazioni inutili sui giornali. Ed i cittadini continuano a non ribellarsi. Chiudete quelle strade, chiudete il Porto, forse allora si capirà che la situazione è davvero drammatica. 

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Ci sono momenti nei quali è bene non pensare solo a se stessi ed è giusto cominciare a ragionare sull’interesse comune. Momenti nei quali ti accorgi che, se puoi, devi tentare di risvegliare la coscienza collettiva verso un obiettivo di interesse generale.

Ecco perché ho deciso di parlare di Sanità in Ogliastra. In maniera non convenzionale. Perché, se lo avessi fatto con i canoni ordinari della comunicazione, l’attenzione sarebbe stata pari a zero. Oggi fa effetto l’eclatanza, devi colpire forte, in caso contrario prevale l’ininfluenza. Anni di professione me lo hanno insegnato. Ecco il perché di manifesti con frasi ad effetto, che non potevano passare inosservate e che, di fatto, hanno sollevato un polverone.

Da un lato solo polemiche. Nessuna sorpresa. Ero certo che la ASL non sarebbe riuscita ad andare oltre la classica minaccia di denuncia. Del resto, tale è il livello del management. Da un altro lato mi aspettavo la mistificazione, il tentativo subdolo di ribaltare le mie parole come fossero un j’accuse diretto al personale medico e sanitario, al quale riservo tutta la mia empatia e solidarietà, essendo essi stessi vittime del sistema. Ma mi aspettavo anche una piccola reazione, e questa sta cominciando ad emergere: da qualche giorno la discussione sulla sanità prende piede e cominciano ad affiorare voci, discussioni.

Qualche sindaco sonnolento inizia lentamente a risvegliarsi, magari destato dall’imminente campagna elettorale, ma va ugualmente bene. Anche partiti ormai in via d’estinzione fanno timidamente capolino.

Benissimo, ben venga tutto ciò. Ma non basta. Non ci si può fermare ad un sterile riconoscimento dello stato di fatto, della inefficienza del sistema sanitario territoriale, senza cercare e proporre a possibili soluzioni. Per individuare e cominciare a percorrere una strada nuova, è inevitabile abbandonare la vecchia. E in questo caso è necessario smantellare il vecchio sistema.

Questo ospedale – ribadisco – così come è strutturato, non serve ai cittadini ogliastrini.  Sono reparti inutili, non serve un presidio classico, ci vuole una soluzione moderna evoluta che soddisfi l’esigenza primaria: il soccorso di primo intervento ed il collegamento con le strutture regionali specializzate.

Non so se sia già arrivato il momento della proposta, perché prima di essa deve emergere la consapevolezza che il sistema attuale non funziona. Ecco perché continuerò a porre domande agli attuali “gestori” della sanità ogliastrina, attraverso questo blog ed attraverso altri mezzi convenzionali e non. Nella speranza che i cittadini ogliastrini, in un sussulto d’orgoglio, caccino dal tempio gli abusivi e si riapproprino del proprio destino.

Consapevole che, affinché ciò accada, prima di tutto vada dispersa quella cappa di narcotico torpore che avvolge l’Ogliastra.

Ecco perché è imprescindibile demolire. Solo allora i nostri cittadini avranno la facoltà di ricostruire.

R.S.