Blog di Raimondo Schiavone ed amici.

Arbatax: ferro vecchio nel Porto

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Il silenzio assordante che circonda il posizionamento di un bestione di ferro vecchio sul Porto di Arbatax è la dimostrazione lampante di quanto le forze politiche e sindacali del territorio siano sottomesse al volere sovrano e prepotente del “Padrone” Saipem. Badate non e' un attrezzo di lavoro, un macchinario, un impianto utile alla produzione di manufatti all'interno del cantiere Intermare è solo un ferro vecchio che da altre parti d'Italia non hanno voluto e dopo essere stato tanto tempo, provvisoriamente, su una chiatta è stato depositato sul Porto. Come dire Arbatax è diventata una pattumiera e noi tutti in silenzio.

Un mostro che si pone davanti al Borgo marinaro, che inibisce la vista e soprattutto che starà li per chi sa quanti anni. 
Questa estate il luogo dove è stato posizionato era stato destinato a parcheggio provvisorio per gli utilizzatori del porto. I tanto desiderati turisti che stanno nelle seconde case, negli alberghi, che mangiano nei ristoranti, che fanno la spesa nei supermercati, che pagano un biglietto per andare a visitare le cale. Un parcheggio che la prossima estate non avremo, perché non si sposta così facilmente una montagna di ferro vecchio. Quello della Saipem e' stato un atto di prepotenza, come dire…il Porto è mio e ci faccio ciò che mi pare. Il tutto in presenza di una concessione scaduta ed ancora formalmente non rinnovata. Non si leggono atti pubblici che dimostrino che tale rinnovo sia avvenuto, non sono stati pubblicati atti di gara per la sua concessione, non e' dato sapere cosa contenga il Piano economico finanziario che dovrebbe essere presentato in caso di concessione di beni pubblici e che dovrebbe esporre le condizioni della concessione.
Abusi? Non lo sappiamo, l'unica cosa che è di nostra conoscenza è che la Saipem sta abusando del nostro ambiente, della qualità della vista del nastro territorio e che sta bloccando lo sviluppo turistico del nostro territorio.

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L'editoriale

Ci sono momenti nei quali è bene non pensare solo a se stessi ed è giusto cominciare a ragionare sull’interesse comune. Momenti nei quali ti accorgi che, se puoi, devi tentare di risvegliare la coscienza collettiva verso un obiettivo di interesse generale.

Ecco perché ho deciso di parlare di Sanità in Ogliastra. In maniera non convenzionale. Perché, se lo avessi fatto con i canoni ordinari della comunicazione, l’attenzione sarebbe stata pari a zero. Oggi fa effetto l’eclatanza, devi colpire forte, in caso contrario prevale l’ininfluenza. Anni di professione me lo hanno insegnato. Ecco il perché di manifesti con frasi ad effetto, che non potevano passare inosservate e che, di fatto, hanno sollevato un polverone.

Da un lato solo polemiche. Nessuna sorpresa. Ero certo che la ASL non sarebbe riuscita ad andare oltre la classica minaccia di denuncia. Del resto, tale è il livello del management. Da un altro lato mi aspettavo la mistificazione, il tentativo subdolo di ribaltare le mie parole come fossero un j’accuse diretto al personale medico e sanitario, al quale riservo tutta la mia empatia e solidarietà, essendo essi stessi vittime del sistema. Ma mi aspettavo anche una piccola reazione, e questa sta cominciando ad emergere: da qualche giorno la discussione sulla sanità prende piede e cominciano ad affiorare voci, discussioni.

Qualche sindaco sonnolento inizia lentamente a risvegliarsi, magari destato dall’imminente campagna elettorale, ma va ugualmente bene. Anche partiti ormai in via d’estinzione fanno timidamente capolino.

Benissimo, ben venga tutto ciò. Ma non basta. Non ci si può fermare ad un sterile riconoscimento dello stato di fatto, della inefficienza del sistema sanitario territoriale, senza cercare e proporre a possibili soluzioni. Per individuare e cominciare a percorrere una strada nuova, è inevitabile abbandonare la vecchia. E in questo caso è necessario smantellare il vecchio sistema.

Questo ospedale – ribadisco – così come è strutturato, non serve ai cittadini ogliastrini.  Sono reparti inutili, non serve un presidio classico, ci vuole una soluzione moderna evoluta che soddisfi l’esigenza primaria: il soccorso di primo intervento ed il collegamento con le strutture regionali specializzate.

Non so se sia già arrivato il momento della proposta, perché prima di essa deve emergere la consapevolezza che il sistema attuale non funziona. Ecco perché continuerò a porre domande agli attuali “gestori” della sanità ogliastrina, attraverso questo blog ed attraverso altri mezzi convenzionali e non. Nella speranza che i cittadini ogliastrini, in un sussulto d’orgoglio, caccino dal tempio gli abusivi e si riapproprino del proprio destino.

Consapevole che, affinché ciò accada, prima di tutto vada dispersa quella cappa di narcotico torpore che avvolge l’Ogliastra.

Ecco perché è imprescindibile demolire. Solo allora i nostri cittadini avranno la facoltà di ricostruire.

R.S.