Blog di Raimondo Schiavone ed amici.

Porto di Arbatax. Un’area sterile esorbitante

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Parlare del Porto di Arbatax è difficile, non perche' non ci siano decine di argomenti e conseguentemente di problemi da affrontare ma perché la sovrapposizione di interessi presenti in quell'area è enorme. Interessi latenti, consolidati nel tempo che ne impediscono lo sviluppo e soprattutto non consentono di dare una svolta all'infrastruttura più importante del territorio ogliastrino. Ho sempre pensato che dovesse arrivare un soggetto esterno per risolvere questi problemi atavici ma forse mi sono sbagliato.

Ci sono cose che non si spiegano neanche con la ragione del realismo e dell'interesse piu' becero. Prendiamo ad esempio l'area sterile. Un'area enorme che occupa la superficie totale del Porto commerciale per una nave passeggeri alla settimana che nei periodi di punta carica 40 automobili. Ma la cosa piu' assurda e' che quest'area e' posizionata in una parte del porto dove non avviene l'imbarco. Una recinzione in cemento e ferro occupa l'intera area portuale creando ostacolo al godimento di una bellissima area portuale che stante lo scarso traffico ed essendo posizionata proprio dietro le famosissime rocce rosse potrebbe essere luogo di godimento come del resto e' sempre accaduto. Fino a quando qualcuno non ha deciso di creare un'area sterile che potrebbe servire al porto di Genova non ad Arbatax. Un recinto vuoto, non accessibile che toglie il fascino ad un porto che potrebbe essere una attrattiva, un'isola vuota interposta fra un distributore ed un bar. A chi serve quell'area sterile? Di chi e' la recinzione? Che uso se ne fa?
Prossima puntate…: La ferrovia senza treno; Il parcheggio conteso; Le polveri dell'Itermare.

I nostri post

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“Non faghent e non lassanta fagher” di Grazia Deledda è una affermazione sempre applicabile anche all’attuale contesto. Sono in auge in questi due giorni due politici di professione, peraltro abbastanza attaccati alla

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L'editoriale

Ci sono momenti nei quali è bene non pensare solo a se stessi ed è giusto cominciare a ragionare sull’interesse comune. Momenti nei quali ti accorgi che, se puoi, devi tentare di risvegliare la coscienza collettiva verso un obiettivo di interesse generale.

Ecco perché ho deciso di parlare di Sanità in Ogliastra. In maniera non convenzionale. Perché, se lo avessi fatto con i canoni ordinari della comunicazione, l’attenzione sarebbe stata pari a zero. Oggi fa effetto l’eclatanza, devi colpire forte, in caso contrario prevale l’ininfluenza. Anni di professione me lo hanno insegnato. Ecco il perché di manifesti con frasi ad effetto, che non potevano passare inosservate e che, di fatto, hanno sollevato un polverone.

Da un lato solo polemiche. Nessuna sorpresa. Ero certo che la ASL non sarebbe riuscita ad andare oltre la classica minaccia di denuncia. Del resto, tale è il livello del management. Da un altro lato mi aspettavo la mistificazione, il tentativo subdolo di ribaltare le mie parole come fossero un j’accuse diretto al personale medico e sanitario, al quale riservo tutta la mia empatia e solidarietà, essendo essi stessi vittime del sistema. Ma mi aspettavo anche una piccola reazione, e questa sta cominciando ad emergere: da qualche giorno la discussione sulla sanità prende piede e cominciano ad affiorare voci, discussioni.

Qualche sindaco sonnolento inizia lentamente a risvegliarsi, magari destato dall’imminente campagna elettorale, ma va ugualmente bene. Anche partiti ormai in via d’estinzione fanno timidamente capolino.

Benissimo, ben venga tutto ciò. Ma non basta. Non ci si può fermare ad un sterile riconoscimento dello stato di fatto, della inefficienza del sistema sanitario territoriale, senza cercare e proporre a possibili soluzioni. Per individuare e cominciare a percorrere una strada nuova, è inevitabile abbandonare la vecchia. E in questo caso è necessario smantellare il vecchio sistema.

Questo ospedale – ribadisco – così come è strutturato, non serve ai cittadini ogliastrini.  Sono reparti inutili, non serve un presidio classico, ci vuole una soluzione moderna evoluta che soddisfi l’esigenza primaria: il soccorso di primo intervento ed il collegamento con le strutture regionali specializzate.

Non so se sia già arrivato il momento della proposta, perché prima di essa deve emergere la consapevolezza che il sistema attuale non funziona. Ecco perché continuerò a porre domande agli attuali “gestori” della sanità ogliastrina, attraverso questo blog ed attraverso altri mezzi convenzionali e non. Nella speranza che i cittadini ogliastrini, in un sussulto d’orgoglio, caccino dal tempio gli abusivi e si riapproprino del proprio destino.

Consapevole che, affinché ciò accada, prima di tutto vada dispersa quella cappa di narcotico torpore che avvolge l’Ogliastra.

Ecco perché è imprescindibile demolire. Solo allora i nostri cittadini avranno la facoltà di ricostruire.

R.S.