Viviamo in un territorio che ha perso quel modesto sostrato industriale che esisteva ai tempi della Cartiera e negli anni non è riuscito a ricostruire un tessuto connettivo imprenditoriale tale, da poter accompagnare il processo turistico in grande espansione. Se è vero che non si può vivere di una monocultura, è anche vero che in questi anni il Turismo ha consentito di mantenere il livello di reddito medio della popolazione ogliastrina sopra la media della soglia di povertà nazionale. Il turismo da solo, se non accompagnato da altri settori produttivi, conduce ad un impoverimento economico, culturale e sociale. La cultura della trimestralità del lavoro non consente la crescita di famiglie e non dà stabilità. Detto ciò, per entrare nel merito del nuovo tema che vogliamo affrontare in questo blog, ci piacerebbe sapere cosa si intenda fare del Porto di Arbatax. La più importante infrastruttura del territorio. Il porto è una porta sul mare, finalizzato a gestire e movimentare traffici di persone e merci, è una luogo che supporta il sistema territoriale e, nel caso specifico di Arbatax, ha una storia e tradizione tesa alla movimentazione di merci, passeggeri e turisti. La mancanza di decisioni e di programmazioni lo hanno trasformato in un’area industriale senza regole, in cui ciascuno fa il proprio comodo e dove non esiste nessuna regolamentazione. A pensarci bene, più che un porto,
è un cantiere, peraltro diviso in due parti da uno stabilimento industriale impattante. Abbiamo la fortuna di avere un'area industriale retrostante di grandi dimensioni, una parte della quale, su cui insistono le aree ex cartiera, abbandonata, ma continuiamo ad utilizzare il porto come fosse esso stesso l'area di produzione e non invece la porta che consenta l’ingresso è l’uscita di merci e persone. Un porto diviso nel mezzo, con una banchina interdetta all'utilizzo ed al transito. Un porto senza servizi, botteghe, negozi, con un muro divisorio verso il bellissimo borgo di arbatax per la presenza di una ferrovia ottocentesca che basterebbe spostare di 100 metri. Un porto al servizio di pochi e che non funge da stimolo e strumento verso il tessuto imprenditoriale locale. Dopo gli anni vitali della Cartiera è diventato terreno di nessuno e paradossalmente lo è ancora oggi, nonostante la gestione sia passata alla Autorità di sistema portuale Regionale cioè di fatto allo Stato. Anzi, la situazione sta degenerando e non si comprende quali saranno le strategie del suddetto Ente, che pare avere solo interesse a narcotizzare il territorio, senza operare alcuna scelta strategica.
Vorremmo far nascere un dibattito su questo tema, ma senza i ricatti dei soliti 20 o 40 posti di lavoro che hanno imbalsamato una classe politica povera di idee e di strumenti. Un dibattito vero, alla luce delle novità importanti sull’istituzione della Zona economica speciale nel retroporto e dei notevoli investimenti che arriveranno con le risorse del PNRR e del FESR 21/27.
Si accettano confronti.
Avviso per i naviganti: l'arma della demagogia sappiamo utilizzarla tutti e se servisse qualche 6X3 sul Porto, siamo pronti a farlo.
In queste settimane metteremo in luce aspetti concreti che chi governa questo sistema dovrebbe conoscere. Abbiamo già avuto un Ponzio Pilato nella storia, adesso è giunto il momento di fare scelte. Lo dobbiamo ai giovani che hanno accettato la sfida di rimanere in Ogliastra e che hanno diritto a risposte concrete per il loro futuro.
è un cantiere, peraltro diviso in due parti da uno stabilimento industriale impattante. Abbiamo la fortuna di avere un'area industriale retrostante di grandi dimensioni, una parte della quale, su cui insistono le aree ex cartiera, abbandonata, ma continuiamo ad utilizzare il porto come fosse esso stesso l'area di produzione e non invece la porta che consenta l’ingresso è l’uscita di merci e persone. Un porto diviso nel mezzo, con una banchina interdetta all'utilizzo ed al transito. Un porto senza servizi, botteghe, negozi, con un muro divisorio verso il bellissimo borgo di arbatax per la presenza di una ferrovia ottocentesca che basterebbe spostare di 100 metri. Un porto al servizio di pochi e che non funge da stimolo e strumento verso il tessuto imprenditoriale locale. Dopo gli anni vitali della Cartiera è diventato terreno di nessuno e paradossalmente lo è ancora oggi, nonostante la gestione sia passata alla Autorità di sistema portuale Regionale cioè di fatto allo Stato. Anzi, la situazione sta degenerando e non si comprende quali saranno le strategie del suddetto Ente, che pare avere solo interesse a narcotizzare il territorio, senza operare alcuna scelta strategica.
Vorremmo far nascere un dibattito su questo tema, ma senza i ricatti dei soliti 20 o 40 posti di lavoro che hanno imbalsamato una classe politica povera di idee e di strumenti. Un dibattito vero, alla luce delle novità importanti sull’istituzione della Zona economica speciale nel retroporto e dei notevoli investimenti che arriveranno con le risorse del PNRR e del FESR 21/27.
Si accettano confronti.
Avviso per i naviganti: l'arma della demagogia sappiamo utilizzarla tutti e se servisse qualche 6X3 sul Porto, siamo pronti a farlo.
In queste settimane metteremo in luce aspetti concreti che chi governa questo sistema dovrebbe conoscere. Abbiamo già avuto un Ponzio Pilato nella storia, adesso è giunto il momento di fare scelte. Lo dobbiamo ai giovani che hanno accettato la sfida di rimanere in Ogliastra e che hanno diritto a risposte concrete per il loro futuro.